RASSEGNA STAMPA
IL SECOLO XIX -
Placanica: «Fango su di me, lo stato mi deve aiutare»
Roma, 8 luglio 2009
Placanica: «Fango su di me, lo stato mi deve aiutare»
«Vogliono rendere torbido un fatto chiaro, dire che io non c'entro,
sono solo l'utile idiota per coprire le responsabilità di un alto
ufficiale. Uno che quel giorno in piazza Alimonda ha sparato, per colpire
e uccidere». Così Mario Placanica, l'ex carabiniere accusato di aver
ucciso con un colpo di pistola Carlo Giuliani durante il G8 genovese del
2001, in un'intervista rilasciata al settimanale Oggi. «Finora - spiega
Placanica - ho tenuto la bocca chiusa per paura, adesso parlo perché non
ce la faccio più. Chiedo allo Stato di aiutarmi. A Berlusconi, al
presidente della Repubblica, ai servizi segreti... chiedo che qualcuno mi
ascolti, mi renda una volte per tutte libero da chi vuole utilizzare la
mia storia per colpire lo Stato e le sue istituzioni». Secondo il giovane,
«c'è gente vicina a clan mafiosi della zona che vuol farmi passare per una
vittima, il capro espiatorio di un omicidio commesso da altri. Hanno fatto
di tutto per non farmi rientrare nei carabinieri. Mi hanno fatto passare
per idiota, stressato ed esaurito, e nell'aprile 2005 quando l'Arma mi ha
messo in congedo hanno stuzzicato il mio desiderio di vendetta». All'epoca dei fatti di Genova, Placanica aveva 20 anni e come carabiniere
di leva era in servizio in occasione del G8.
L'incidente, per il quale Placanica venne indagato per omicidio, avvenne a
seguito di una carica dei dimostranti contro un mezzo dei carabinieri, sul
quale Placanica si trovava con un collega. Per proteggersi dall'assalto -
con pietre, una palanchina di legno e un estintore - il carabiniere
estrasse la pistola e fece fuoco, provocando la morte di Giuliani.